L’ecumenismo, parola derivante da “ecumenico”, ossia universale, viene adoperata nei tempi moderni per indicare ogni sorta di attività religiosa che non si limiti ai problemi interni di una Chiesa cristiana. Nel senso proprio ecumenismo è la teoria più recente escogitata dai movimenti interconfessionali, specialmente protestanti, per raggiungere l’unione delle Chiese cristiane.
L’ecumenismo presuppone come sua base l’eguaglianza di tutte le Chiese dinanzi al problema dell’unione.
Ciò sotto il triplice aspetto psicologico, storico ed escatologico:
a) psicologicamente tutte le Chiese devono riconoscersi ugualmente colpevoli della separazione, cosicché, invece di incolparsi l’una l’altra, ognuna ha da chiedere perdono;
b) storicamente nessuna Chiesa, dopo la separazione, può credersi la Chiesa unica e totale di Cristo, ma soltanto parte di quest’unica Chiesa: conseguentemente, nessuna può arrogarsi il diritto di obbligare le altre a ritornare a lei, bensì tutte debbono sentire l’obbligo di riunirsi tra loro, per ricostituire la Chiesa Una e Santa fondata dal Salvatore;
c) escatologicamente la Chiesa futura, risultante dall’unione, non potrà essere identica a nessuna delle Chiese ora esistenti. La Santa Chiesa ecumenica, che sorgerà in questa nuova Pentecoste, sorpasserà ugualmente tutte le singole confessioni cristiane.
Si vede subito che tali teorie sono in contrasto con la fede cattolica. Esse tuttavia offrono un certo vantaggio di ordine pratico, togliendo tra le varie Chiese ogni rivalità, e prospettando tutto l’arduo problema dell’unione in un piano senza ortodossi ed eretici, senza vincitori e senza vinti. Perciò si sono moltiplicate le riviste unionistiche con il titolo di Oecumenica; perfino le due più importanti associazioni internazionali unionistiche, Life and Work e Faith and Order, si sono fuse nel 1946 in una sola con il titolo “Concilio ecumenico”, il cui primo congresso venne celebrato ad Amsterdam dal 22 agosto al 5 settembre 1948.
Per i cattolici sono precluse le vie dell’ecumenismo nel senso originario del termine, principalmente dopo che il papa Pio XI nella sua enciclica Mortalium animos (6 gennaio 1928) e Pio XII nella Orientalis Ecclesiae (1944) hanno ribadito il genuino concetto dell’unità della Chiesa, e hanno tracciato il metodo da seguire per promuovere il ritorno dei dissidenti.
Scrive Pio XII (Orientalis Ecclesiae): «Non conduce al desideratissimo ritorno degli erranti figli alla sincera e giusta unità in Cristo, quella teoria che ponga a fondamento del concorde consenso dei fedeli solo quei capi di dottrina, sui quali o tutte o la maggior parte delle comunità, che si gloriano del nome cristiano, si trovino d’accordo, bensì l’altra che, senza eccettuarne né sminuirne alcuna, integralmente accoglie qualsiasi verità da Dio rivelata.»
Si aggiunga che la Congregazione del Sant’Uffizio, in data 5 giugno 1948, nel richiamare le prescrizioni canoniche che vietano le riunioni miste, dice che esse prescrizioni «maggiormente si devono osservare, quando si tratta dei cosiddetti convegni ecumenici a cui i cattolici, laici e chierici, non possono prender parte veruna senza previo consenso della Santa Sede.»
Queste direttive sono state confermate nell’Istruzione del Sant’Uffizio, del 20 dicembre 1949 sul “movimento ecumenico”. Tuttavia alcuni cattolici fautori del movimento unionista favoreggiano l’ecumenismo, non inteso alla maniera dei protestanti, ma come tattica che cerca i punti di contatto con i cristiani dissidenti, dai quali, secondo alcuni, i cattolici avrebbero diverse lezioni da imparare. Tutto questo sembra per lo meno inopportuno, poiché si presta a confusioni l’uso di un termine che, nel senso corrente, involge teorie anticattoliche.
Maurizio Gordillo
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