«Vi è attualmente una curiosa contraffazione dell’apostolato; contraffazione che consiste nel fare come gli altri, nel pensare come gli altri, nel vivere come gli altri, allo scopo di stabilire un dialogo più fruttuoso; un tale metodo, molto evidentemente, non converte gli altri alla nostra fede, ma ci converte alla loro incredulità.
Noi dobbiamo gettare un ponte tra Cristo e il mondo non per attraversarlo noi, ma per aiutare gli altri a raggiungerLo. Non è abbandonando il Vangelo che si convertono gli uomini a Cristo.»
Ivan Gobry, Amour coniugal et fecondité
PREMESSA
Prima di analizzare l’ecumenismo, crediamo opportuno citare un passo estremamente interessante tratto dall’intervento di S.E. Mons. Grotti, servita, tenuto il 27 Ottobre 1963, durante una delle Sessioni del Concilio Vaticano II:
“ [...] L’ecumenismo consiste nel confessare o nel nascondere la verità? Il Concilio deve spiegare la dottrina cattolica o quella dei fratelli separati?
Nascondere la verità ci ferisce, e ferisce coloro che sono separati da noi. Ci ferisce, perché facciamo la figura di ipocriti; ferisce coloro che sono separati da noi, perché questo li fa apparire deboli e suscettibili di essere offesi dalla verità.
Professiamo la nostra fede apertamente! Siamo dottori di coloro che sono nella Chiesa, insegnando con chiarezza e non nascondendo la verità! [...] ”
Ecco cosa scrive Padre Garrigou Lagrange O.P., Professore di Teologia Dogmatica e Mistica alla Pontificia Università di San Tommaso di Roma, nell’opera Le tre età della vita interiore, LICE, Torino, 1949, vol. I, pag. 180 sg. nota 12, nell’ambito della trattazione della virtù di Carità:
“ [...] Esiste, infatti, una falsa carità, fatta d’indulgenza colpevole, di debolezza, come la dolcezza riprovevole di quelli che non urtano alcuno perché hanno paura di tutti. V’è anche una pretesa carità, fatta di sentimentalismo umanitario che cerca di farsi approvare da quella vera, e che spesso contamina con il suo contatto.
Uno dei principali conflitti dell’ora presente è quello che sorge tra la vera e la falsa carità. Questa fa pensare ai falsi cristi di cui parla il Vangelo; essi sono assai più pericolosi quando si occultano che quando si levano la maschera e si fanno conoscere per veri nemici della Chiesa. Optimi corruptio pessima, la peggiore corruzione è quella che intacca in noi ciò che v’è di migliore, la più elevata delle virtù teologiche. Il bene apparente che attira il peccatore è difatti tento più pericoloso quanto più è elevato il bene di cui è un simulacro. Tale è l’ideale dei pancristiani i quali cercano l’unione delle chiese a detrimento della fede che una tale unione suppone.
Se dunque per stoltezza o per viltà più o meno cosciente, quelli che dovrebbero rappresentare la vera carità approvano qua e là quello che contiene la falsa, ne può risultare un male incalcolabile, più grande talvolta di quello che farebbero dei persecutori dichiarati, coi quali è manifesto che non possiamo più avere niente in comune. [...] ”
I. NOZIONE
Viene definito ecumenismo il movimento religioso sorto all’inizio di questo secolo per iniziativa dei Protestanti, mirante all’unione delle diverse chiese cristiane, in modo da preparare una grande chiesa ecumenica, che superi tutte le divisioni dottrinali e disciplinari.
I promotori dell’ecumenismo, recentemente, sembrano voler estendere questo concetto a tutte le religioni, non solo monoteiste, ma anche politeiste, con l’intenzione di creare una sorta di religione universale basata sulla fratellanza tra i popoli.
L’ecumenismo, come tale, è inconciliabile con la dottrina cattolica, la quale insegna esservi già una sola vera ed unica Chiesa, nel cui ovile e sotto l’autorità del cui pastore tutti hanno la possibilità di trovare pienamente realizzate le parole di Cristo, “ut unum sint”.
II. RAGIONI DI INCONCILIABILITÀ CON LA DOTTRINA CATTOLICA
Le ragioni di inconciliabilità sono evidenti. L’ecumenismo infatti:
1. nega che vi sia una vera Chiesa, dotata delle note che la distinguono: l’unità e l’unicità, la santità, la cattolicità (universalità) e l’apostolicità
2. negando che vi sia una sola Chiesa, nega anche l’autorità del Supremo Pastore, Cristo, e del suo legittimo Vicario, il Papa
3. professando di voler superare le divisioni dottrinali, nega l’oggettiva verità dei dogmi e presume di poter fondare l’unità sull’errore e sull’eresia
4. riconoscendo pari dignità a tutte le “chiese”, pone di fatto la Chiesa di Cristo al livello delle sette; negando che essa sia istituzione divina, nega che sia governata e retta da Dio e che solo attraverso di essa gli uomini - ad eccezione di casi di ignoranza invincibile - possano conseguire la salvezza eterna
5. nelle sue forme più recenti, pone la Chiesa al livello delle religioni false ed idolatre, il Dio vero e santo al livello degli dei mendaci e delle forze della natura
6. implicitamente afferma che l’uomo può salvarsi al di fuori della vera Chiesa, aderendo ad una setta cristiana o alle superstizioni dei pagani e degli idolatri
7. nega la necessità dello zelo missionario della Chiesa e legittima gli omicidi e le stragi di missionari cattolici compiute dagli eretici e dai pagani in ogni parte del mondo
8. propugna la laicità dello stato, il relativismo e l’indifferentismo religioso, a danno della verità e a vantaggio dell’errore
9. è causa di vizi e di corruzione, poiché dove Cristo non regna, si annida il peccato, l’omicidio, l’inganno e lo scandalo verso i giusti.
Come si vede, l’ecumenismo così inteso non solo legittima l’eresia, l’apostasia, l’idolatria e tutti i peccati che ne scaturiscono, ma distrugge dalle fondamenta la fede cattolica, vanificando l’esistenza stessa della Chiesa. Non stupisce che esso stia tanto a cuore alla massoneria, che della Religione rivelata è principale ed acerrima oppositrice.
Se infatti si ammette - per assurdo - che la Chiesa vera ed unica non è pienamente realizzata nella Chiesa Cattolica, e che di conseguenza l’insegnamento del Magistero non è che una versione opinabile di una delle tante realtà presenti in seno al cristianesimo e addirittura al di fuori di esso, non si può più distinguere l’eresia dalla verità di fede, lo scisma dalla comunione, il vizio dalla virtù, la setta dalla sola Arca di salvezza che Dio ha stabilito nella sua Provvidenza.
E se si afferma ciò, ne consegue che la Chiesa ha da sempre insegnato come verità di fede delle pure opinioni, se non degli errori, e che quindi essa è fallibile nelle questioni relative alla salvezza eterna; se poi la Chiesa è fallibile, lo è anche Colui che ad essa ha promesso perpetua assistenza, cioè Dio. Da ciò la conclusione: le Sacre Scritture e la divina Tradizione sono prive di fondamento, quindi non ispirate da Dio ma semplice espressione di un modo di sentire il fenomeno religioso da parte degli uomini, né più né meno dei libri “sacri” delle altre religioni.
Da tutto ciò si comprende come l’ecumenismo altro non sia se non il frutto dell’errore protestante e delle sue dirette infiltrazioni in seno al mondo cattolico, prima di tutte il modernismo, somma di tutte le eresie, secondo la definizione di San Pio X (cfr. Enc. Pascendi).
domenica 23 ottobre 2011
sabato 22 ottobre 2011
LA DOTTRINA CATTOLICA SULL'ECUMENISMO - 2
III. CONFUTAZIONE
La grave crisi che la Chiesa attraversa in questi ultimi decenni, in particolare ad opera di non pochi teologi, non poteva evitare il manifestarsi dell’errore ecumenico, di cui questa crisi è insieme causa ed effetto. Non fu così in passato: i Pontefici condannarono con impressionante lungimiranza questo fenomeno fin dall’inizio, mettendo in guardia i cattolici con numerosi documenti magisteriali.
E’ pur vero che mai i Papi poterono immaginare un tale proliferare di errori, da supporre che un giorno qualcuno avrebbe potuto affermare - in nome di una mal interpretata libertà di religione - che la Santa Chiesa di Dio non ha nulla che la renda intrinsecamente e sostanzialmente superiore non solo alle sette cristiane, ma anche alle superstizioni pagane.
Appare inoltre evidente che, se è vero che i modernisti abbracciano con entusiasmo ogni novità e maggiormente la propugnano se legittima i loro errori, anche altri si adoperano perché l’ecumenismo progredisca e trovi vasto spazio nel tempio di Dio: laicisti ed atei, razionalisti, irenisti, massoni e via dicendo. Tutti costoro hanno compreso che il modo migliore per indebolire la Chiesa è quello di non combatterla apertamente e di favorire il proliferare delle eresie al suo interno. Come non vedere nei vaneggiamenti degli ecumenisti la realizzazione dei progetti massonici circa la religione universale?
IV. IL VERO ECUMENISMO
La Sacra Scrittura, la Tradizione e l’insegnamento del Magistero infallibile della Chiesa sono concordi nell’affermare senza appello la condanna dell’ecumenismo così inteso.
Fin dall’Antico Testamento il popolo di Israele aveva la consapevolezza di essere stato scelto per testimoniare la salvezza di Dio a tutte le nazioni, e più volte ebbe prova della esclusività di questo suo rapporto con Dio, sia venendo punito ogni volta che cedeva a tentazioni di connivenza con i pagani, sia custodendo le verità che il Signore gli aveva insegnato, sia infine preparando la nascita del Redentore, il Messia di Israele, Signore dei Signori, Re dei Re.
L’insegnamento di Cristo e degli Apostoli fu ancora più esplicito: si veda a tal proposito la parte riguardante la virtù della Fede. I Martiri della Chiesa furono condannati ad atroci supplizi - di cui resta ampia documentazione - proprio perché rifiutarono di adorare gli idoli. L’autorità romana, infatti, accettava tutte le religioni, ma imponeva loro l’obbligo di riconoscere l’imperatore come dio, bruciando incenso davanti alla sua statua. Ovviamente per un cristiano questo atto di adorazione era equivalente all’apostasia, ed il rifiutarsi di compierlo era considerato reato di lesa maestà. Se l’ecumensimo fosse stato accettato, mai come allora si sarebbe mostrato utile; e le feroci persecuzioni anticattoliche da parte degli eretici di tutti i secoli si sarebbero potute evitare, nel nome della “complementarità” delle confessioni religiose e della pace tra i cristiani. Per grazia di Dio, i martiri erano testimoni della fede e non dell’ecumenismo.
Ma la pace non è non belligeranza: è tranquillità dell’ordine. E dove non c’è la fede integra e pura, regna il caos. La vera pace viene dal Regno di Cristo, in cui vige la Sua legge e Lo si adora con culto pubblico. Inutile dire che solo la Chiesa proclama questa verità, poiché è Cristo stesso che la guida.
Il vero ecumenismo è antico quanto la Chiesa: esso consiste nel moltiplicare gli sforzi per acquistare a Dio coloro che non credono, per riportare nell’unico ovile coloro che se ne sono allontanati e per fortificare i fedeli nella loro fede. Si chiama zelo apostolico, predicazione, missione. Si fonda sulla carità (per cui si ama Dio ed il prossimo per amor Suo) illuminata dalla fede (per cui si crede a ciò che Dio ha rivelato e che la Chiesa propone a credere, per l’autorità di Dio rivelatore) ed animata dalla speranza (che assicura la grazia a coloro che la chiedono e che seguono la legge di Dio).
Poiché Dio è Verità suprema e Carità perfetta, amarLo senza credere in Lui non è possibile: negare la verità è negare Dio. Certo, difficili situazioni storiche ed altre ragioni contingenti possono far sì che una divisione dottrinale sembri insanabile; ma la Chiesa non intende ammettere l’errore, ma convincere l’errante, come portare un uomo dalle tenebre alla luce non vuol dire negare l’esistenza delle tenebre o ammetterne la conciliabilità con la luce.
V. PRONUNCIAMENTI MAGISTERIALI
Condannato il liberalismo, il relativismo e l’indifferentismo con l’Enciclica Quanta cura ed il Sillabo da parte di Pio IX; condannato il modernismo con l’Enciclica Pascendi ed il Decreto Lamentabili da parte di San Pio X; gli errori in materia di ecumenismo trovarono in Pio XI una ferma e risoluta condanna nell’Enciclica Mortalium animos.
Ecco alcuni passi chiarissimi:
“Convinti che rarissimo è il caso di uomini assolutamente privi di ogni sentimento religioso, sembrano nutrire speranza che non debba riuscire troppo difficile che, malgrado singole divergenze in materia di religione i popoli si accordino fraternamente un giorno nella professione di alcune dottrine, accolte come base comune di vita spirituale. Di qui il frequente indire che fanno, con notevole intervento di persone, di congressi, riunioni, conferenze cui sono indifferentemente invitati a discutere infedeli di ogni gradazione e cristiani e perfino infelici apostati da Cristo che ne ripudiano con pertinace ostinazione la natura e missione divina. Simili tentativi non possono in nessun modo riscuotere l’approvazione dei cattolici, fondati come sono sul falso presupposto che tutte le religioni siano buone e lodevoli in quanto tutte, pur nella diversità dei modi, manifestano e significano ugualmente quel sentimento, a chiunque congenito, che ci rivolge a Dio e ci rende ossequienti nel riconoscimento del suo dominio. Teoria questa non solo erronea e ingannatrice, ma che attraverso una deformazione del vero concetto religioso conduce insensibilmente chi la professa al naturalismo ed all’ateismo. E’ chiara quindi la conseguenza: aderendo ai fautori di tali teorie e tentativi ci si allontana del tutto dalla religione rivelata da Dio”.
“I fautori di questa iniziativa van di continuo e quasi all’infinito ripetendo le parole di Cristo: “Che tutti siano una cosa sola... si farà un solo gregge ed un solo pastore...” con l’idea però di esprimere così un voto e una preghiera di Gesù Cristo tuttavia inesauditi. Per costoro l’unità di governo e di fede, che è la nota distintiva dell’unica e vera Chiesa di Cristo non è mai, si può dire, esistita nel passato né esiste al presente; è possibile si desiderarla e forse, una volta o l’altra, mediante la comune volontà dei fedeli potrebbe anche realizzarsi, ma rimane per adesso vaga utopia. Di più: la Chiesa, dicono, per sé, per sua natura è divisa in parti, consta cioè di molte singole Chiese e comunità e queste separate finora pur avendo in comune taluni punti dottrinali, tuttavia non sono d’accordo per altri i ma tutte godono e possono rivendicare gli stessi diritti; la Chiesa insomma fu unica al più dall’età apostolica fino ai primi concili ecumenici. Dunque, soggiungono, bisogna mettere da parte e superare ogni controversia e codeste antichissime divergenze che ancor oggi mantengono diviso il nome cristiano; e formare invece, dalle altre dottrine comuni, e proporre, una norma di fede nella cui professione prevalga piuttosto al sapersi il sentirsi fratelli; che infine se unite da un patto universale le varie comunità o chiese potranno opporre solida e fruttuosa resistenza ai progressi dell’empietà”.
“Ma se molti sono gli acattolici che predicano a gran voce la fraterna comunione in Gesù Cristo, non se ne trova nemmeno uno cui venga in mente di obbedire all’insegnamento e sottoporsi al governo del Vicario di Gesù Cristo. E intanto sostengono che essi tratteranno ben volentieri con la chiesa romana ma con eguaglianza di diritti, cioè da pari a pari; e se così potessero fare ci vuol poco a supporre che agirebbero in modo che l’eventuale accordo non li costringesse al ripudio delle opinioni per cui vagano ancora erranti lontano dall’unico ovile di Cristo”.
“Stando così le cose, è evidente che non può la Sede Apostolica prendere parte a queste riunioni né è permesso in alcun modo ai cattolici aderire o prestar l’opera propria a tali iniziative; così facendo attribuirebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai diversa dall’unica Chiesa di Cristo. Ma potremo noi tollerare l’iniquissimo tentativo che la verità, e di più divinamente rivelata sia oggetto di transazioni? Ché qui si tratta proprio della difesa della verità rivelata. Dal momento che Gesù mandò per il mondo intero a diffondere tra tutti la buona novella gli apostoli, dopo aver loro tolto, per mezzo del preventivo insegnamento di tutta la verità da parte dello Spirito Santo, ogni possibilità di errore, forse che cotesta dottrina apostolica è mai venuta del tutto meno o fu talvolta alterata, in quella chiesa di cui Dio stesso è guida e custode ?”
«Risulta quindi evidente, venerabili fratelli, il motivo del permanente divieto posto da questa Sede Apostolica ai fedeli di partecipare a riunioni degli acattolici. Ché l’unico modo possibile di favorire l’unità dei cristiani si è di agevolare il ritorno dei dissidenti alla unica vera Chiesa di Cristo, a tutti ben nota e, per volontà del proprio fondatore, destinata a rimaner in eterno tale come Egli la istituì per la comune salvezza di tutti. Che mai nel volgere dei secoli la mistica Sposa di Cristo fu contaminata né mai potrà contaminarsi secondo le belle parole di Cipriano: “Non può adulterarsi la Sposa di Cristo; è incorrotta e pudica; una sola casa conosce, di una sola stanza custodisce con casto pudore: la santità”. E il medesimo santo martire bene a ragione si meravigliava che ci fosse qualcuno capace di credere che “questa unità proveniente dalla divina stabilità e saldata per mezzo dei sacramenti celesti possa nella Chiesa infrangersi ed esser sciolta per il dissenso di volontà discordanti”.»
E’ utile precisare che il contenuto di questa enciclica, in quanto espressione del Supremo Magistero ordinario della Chiesa, è da ritenersi come verità di fede e per ciò stesso irreformabile.
La grave crisi che la Chiesa attraversa in questi ultimi decenni, in particolare ad opera di non pochi teologi, non poteva evitare il manifestarsi dell’errore ecumenico, di cui questa crisi è insieme causa ed effetto. Non fu così in passato: i Pontefici condannarono con impressionante lungimiranza questo fenomeno fin dall’inizio, mettendo in guardia i cattolici con numerosi documenti magisteriali.
E’ pur vero che mai i Papi poterono immaginare un tale proliferare di errori, da supporre che un giorno qualcuno avrebbe potuto affermare - in nome di una mal interpretata libertà di religione - che la Santa Chiesa di Dio non ha nulla che la renda intrinsecamente e sostanzialmente superiore non solo alle sette cristiane, ma anche alle superstizioni pagane.
Appare inoltre evidente che, se è vero che i modernisti abbracciano con entusiasmo ogni novità e maggiormente la propugnano se legittima i loro errori, anche altri si adoperano perché l’ecumenismo progredisca e trovi vasto spazio nel tempio di Dio: laicisti ed atei, razionalisti, irenisti, massoni e via dicendo. Tutti costoro hanno compreso che il modo migliore per indebolire la Chiesa è quello di non combatterla apertamente e di favorire il proliferare delle eresie al suo interno. Come non vedere nei vaneggiamenti degli ecumenisti la realizzazione dei progetti massonici circa la religione universale?
IV. IL VERO ECUMENISMO
La Sacra Scrittura, la Tradizione e l’insegnamento del Magistero infallibile della Chiesa sono concordi nell’affermare senza appello la condanna dell’ecumenismo così inteso.
Fin dall’Antico Testamento il popolo di Israele aveva la consapevolezza di essere stato scelto per testimoniare la salvezza di Dio a tutte le nazioni, e più volte ebbe prova della esclusività di questo suo rapporto con Dio, sia venendo punito ogni volta che cedeva a tentazioni di connivenza con i pagani, sia custodendo le verità che il Signore gli aveva insegnato, sia infine preparando la nascita del Redentore, il Messia di Israele, Signore dei Signori, Re dei Re.
L’insegnamento di Cristo e degli Apostoli fu ancora più esplicito: si veda a tal proposito la parte riguardante la virtù della Fede. I Martiri della Chiesa furono condannati ad atroci supplizi - di cui resta ampia documentazione - proprio perché rifiutarono di adorare gli idoli. L’autorità romana, infatti, accettava tutte le religioni, ma imponeva loro l’obbligo di riconoscere l’imperatore come dio, bruciando incenso davanti alla sua statua. Ovviamente per un cristiano questo atto di adorazione era equivalente all’apostasia, ed il rifiutarsi di compierlo era considerato reato di lesa maestà. Se l’ecumensimo fosse stato accettato, mai come allora si sarebbe mostrato utile; e le feroci persecuzioni anticattoliche da parte degli eretici di tutti i secoli si sarebbero potute evitare, nel nome della “complementarità” delle confessioni religiose e della pace tra i cristiani. Per grazia di Dio, i martiri erano testimoni della fede e non dell’ecumenismo.
Ma la pace non è non belligeranza: è tranquillità dell’ordine. E dove non c’è la fede integra e pura, regna il caos. La vera pace viene dal Regno di Cristo, in cui vige la Sua legge e Lo si adora con culto pubblico. Inutile dire che solo la Chiesa proclama questa verità, poiché è Cristo stesso che la guida.
Il vero ecumenismo è antico quanto la Chiesa: esso consiste nel moltiplicare gli sforzi per acquistare a Dio coloro che non credono, per riportare nell’unico ovile coloro che se ne sono allontanati e per fortificare i fedeli nella loro fede. Si chiama zelo apostolico, predicazione, missione. Si fonda sulla carità (per cui si ama Dio ed il prossimo per amor Suo) illuminata dalla fede (per cui si crede a ciò che Dio ha rivelato e che la Chiesa propone a credere, per l’autorità di Dio rivelatore) ed animata dalla speranza (che assicura la grazia a coloro che la chiedono e che seguono la legge di Dio).
Poiché Dio è Verità suprema e Carità perfetta, amarLo senza credere in Lui non è possibile: negare la verità è negare Dio. Certo, difficili situazioni storiche ed altre ragioni contingenti possono far sì che una divisione dottrinale sembri insanabile; ma la Chiesa non intende ammettere l’errore, ma convincere l’errante, come portare un uomo dalle tenebre alla luce non vuol dire negare l’esistenza delle tenebre o ammetterne la conciliabilità con la luce.
V. PRONUNCIAMENTI MAGISTERIALI
Condannato il liberalismo, il relativismo e l’indifferentismo con l’Enciclica Quanta cura ed il Sillabo da parte di Pio IX; condannato il modernismo con l’Enciclica Pascendi ed il Decreto Lamentabili da parte di San Pio X; gli errori in materia di ecumenismo trovarono in Pio XI una ferma e risoluta condanna nell’Enciclica Mortalium animos.
Ecco alcuni passi chiarissimi:
“Convinti che rarissimo è il caso di uomini assolutamente privi di ogni sentimento religioso, sembrano nutrire speranza che non debba riuscire troppo difficile che, malgrado singole divergenze in materia di religione i popoli si accordino fraternamente un giorno nella professione di alcune dottrine, accolte come base comune di vita spirituale. Di qui il frequente indire che fanno, con notevole intervento di persone, di congressi, riunioni, conferenze cui sono indifferentemente invitati a discutere infedeli di ogni gradazione e cristiani e perfino infelici apostati da Cristo che ne ripudiano con pertinace ostinazione la natura e missione divina. Simili tentativi non possono in nessun modo riscuotere l’approvazione dei cattolici, fondati come sono sul falso presupposto che tutte le religioni siano buone e lodevoli in quanto tutte, pur nella diversità dei modi, manifestano e significano ugualmente quel sentimento, a chiunque congenito, che ci rivolge a Dio e ci rende ossequienti nel riconoscimento del suo dominio. Teoria questa non solo erronea e ingannatrice, ma che attraverso una deformazione del vero concetto religioso conduce insensibilmente chi la professa al naturalismo ed all’ateismo. E’ chiara quindi la conseguenza: aderendo ai fautori di tali teorie e tentativi ci si allontana del tutto dalla religione rivelata da Dio”.
“I fautori di questa iniziativa van di continuo e quasi all’infinito ripetendo le parole di Cristo: “Che tutti siano una cosa sola... si farà un solo gregge ed un solo pastore...” con l’idea però di esprimere così un voto e una preghiera di Gesù Cristo tuttavia inesauditi. Per costoro l’unità di governo e di fede, che è la nota distintiva dell’unica e vera Chiesa di Cristo non è mai, si può dire, esistita nel passato né esiste al presente; è possibile si desiderarla e forse, una volta o l’altra, mediante la comune volontà dei fedeli potrebbe anche realizzarsi, ma rimane per adesso vaga utopia. Di più: la Chiesa, dicono, per sé, per sua natura è divisa in parti, consta cioè di molte singole Chiese e comunità e queste separate finora pur avendo in comune taluni punti dottrinali, tuttavia non sono d’accordo per altri i ma tutte godono e possono rivendicare gli stessi diritti; la Chiesa insomma fu unica al più dall’età apostolica fino ai primi concili ecumenici. Dunque, soggiungono, bisogna mettere da parte e superare ogni controversia e codeste antichissime divergenze che ancor oggi mantengono diviso il nome cristiano; e formare invece, dalle altre dottrine comuni, e proporre, una norma di fede nella cui professione prevalga piuttosto al sapersi il sentirsi fratelli; che infine se unite da un patto universale le varie comunità o chiese potranno opporre solida e fruttuosa resistenza ai progressi dell’empietà”.
“Ma se molti sono gli acattolici che predicano a gran voce la fraterna comunione in Gesù Cristo, non se ne trova nemmeno uno cui venga in mente di obbedire all’insegnamento e sottoporsi al governo del Vicario di Gesù Cristo. E intanto sostengono che essi tratteranno ben volentieri con la chiesa romana ma con eguaglianza di diritti, cioè da pari a pari; e se così potessero fare ci vuol poco a supporre che agirebbero in modo che l’eventuale accordo non li costringesse al ripudio delle opinioni per cui vagano ancora erranti lontano dall’unico ovile di Cristo”.
“Stando così le cose, è evidente che non può la Sede Apostolica prendere parte a queste riunioni né è permesso in alcun modo ai cattolici aderire o prestar l’opera propria a tali iniziative; così facendo attribuirebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai diversa dall’unica Chiesa di Cristo. Ma potremo noi tollerare l’iniquissimo tentativo che la verità, e di più divinamente rivelata sia oggetto di transazioni? Ché qui si tratta proprio della difesa della verità rivelata. Dal momento che Gesù mandò per il mondo intero a diffondere tra tutti la buona novella gli apostoli, dopo aver loro tolto, per mezzo del preventivo insegnamento di tutta la verità da parte dello Spirito Santo, ogni possibilità di errore, forse che cotesta dottrina apostolica è mai venuta del tutto meno o fu talvolta alterata, in quella chiesa di cui Dio stesso è guida e custode ?”
«Risulta quindi evidente, venerabili fratelli, il motivo del permanente divieto posto da questa Sede Apostolica ai fedeli di partecipare a riunioni degli acattolici. Ché l’unico modo possibile di favorire l’unità dei cristiani si è di agevolare il ritorno dei dissidenti alla unica vera Chiesa di Cristo, a tutti ben nota e, per volontà del proprio fondatore, destinata a rimaner in eterno tale come Egli la istituì per la comune salvezza di tutti. Che mai nel volgere dei secoli la mistica Sposa di Cristo fu contaminata né mai potrà contaminarsi secondo le belle parole di Cipriano: “Non può adulterarsi la Sposa di Cristo; è incorrotta e pudica; una sola casa conosce, di una sola stanza custodisce con casto pudore: la santità”. E il medesimo santo martire bene a ragione si meravigliava che ci fosse qualcuno capace di credere che “questa unità proveniente dalla divina stabilità e saldata per mezzo dei sacramenti celesti possa nella Chiesa infrangersi ed esser sciolta per il dissenso di volontà discordanti”.»
E’ utile precisare che il contenuto di questa enciclica, in quanto espressione del Supremo Magistero ordinario della Chiesa, è da ritenersi come verità di fede e per ciò stesso irreformabile.
venerdì 21 ottobre 2011
LA DOTTRINA CATTOLICA SULL'ECUMENISMO - 3
Importante l’Istruzione Ecclesia Catholica, della Suprema Sacra Congregazione del Sant’Officio:
SUPREMA SACRA CONGREGAZIONE DEL SANT’UFFIZIO
Istruzione “Ecclesia Catholica”
agli Ordinari diocesani, sul “Movimento ecumenico”
La Chiesa Cattolica, pur non prendendo parte ai congressi ed alle altre riunioni ecumeniche, tuttavia non ha mai desistito - come molti documenti pontifici dimostrano - né mai in futuro desisterà di perseguire con particolare impegno e con assidue preghiere a Dio ciò che tanto sta a cuore a Cristo Signore, cioè che tutti coloro che credono in Lui “siano riuniti insieme” (Joh., XVII, 23).
Ed infatti con affetto materno essa abbraccia tutti coloro che tornano a lei come all’unica vera Chiesa di Cristo; non possono mai essere abbastanza approvati e promossi tutti gli sforzi e le iniziative che, con il consenso dell’Autorità Ecclesiastica, sono stati intrapresi e portati a termine nella giusta istruzione di quanti desiderano convertirsi e nella maggiore formazione di coloro che ad essa si sono convertiti.
In molte parti del mondo, infatti, sia da molti eventi esterni e per mutazioni degli animi, sia soprattutto per le comuni preghiere dei fedeli, sotto il soffio della grazia dello Spirito Santo, nell’animo di molti dissidenti dalla Chiesa Cattolica è andato crescendo il desiderio di tornare all’unità di tutti coloro che credono in Cristo Signore. La qual cosa è senza dubbio motivo di santa letizia nel Signore per tutti i figli della Chiesa, ed insieme invito per aiutare coloro che cercano sinceramente la verità, invocando con la preghiera la luce e la forza su di essi.
I tentativi finora intrapresi da persone e gruppi diversi per la riconciliazione dei dissidenti cristiani con la Chiesa Cattolica, pur essendo ispirati da ottime intenzioni, non sempre sono informati a retti principi e, anche se questo avviene, nondimeno sono scevri dai pericoli, come l’esperienza dimostra.
Per la qual cosa a questa Suprema Sacra Congregazione, che ha la funzione di conservare integro e di proteggere il deposito della fede, è parso opportuno ricordare ed ordinare quanto segue:
1. Poiché la suddetta riunione è di pertinenza specialissima della funzione e dell’ufficio della Chiesa, è necessario che se ne interessino i Vescovi, che “lo Spirito Santo pose al reggere la Chiesa di Dio” (Act., XX, 28). Essi dunque non solo dovranno sorvegliare con diligenza ed efficacia tutta questa attività, ma anche promuoverla e dirigerla con prudenza, sia per aiutare coloro che cercano la verità e la vera Chiesa, sia per allontanare dai fedeli i pericoli che possono facilmente seguire l’attività di questo Movimento.
Per la qual cosa essi dovranno essere continuamente aggiornati su tutto ciò che nelle loro diocesi viene realizzato e promosso per mezzo di detto Movimento. Essi designeranno a tal scopo Sacerdoti idonei che si attengano scrupolosamente alla dottrina ed alle norme prescritte dalla Santa Sede, cioè a quanto nelle Lettere Encicliche Satis cognitum, Mortalium animos e Mystici Corporis Christi riguarda il Movimento ecumenico e che vi facciano riferimento, nei modi e nei tempi stabiliti.
Con cura particolare controlleranno le pubblicazioni che su questo argomento in qualsiasi modo siano edite dai cattolici e si adopreranno perché vengano osservati i sacri canoni “Sulla previa censura dei libri e sulla loro proibizione” (can. 1384 sgg.). Non ometteranno parimenti di agire allo stesso modo per quanto concerne le pubblicazioni degli acattolici che su questo argomento siano destinate all’acquisto, alla lettura o alla vendita da parte dei cattolici.
Favoriranno poi diligentemente gli acattolici, che desiderano conoscere la fede cattolica, in tutto ciò che possa loro essere utile, designeranno persone ed Uffici che possano essere di aiuto e consiglio agli acattolici e faranno in modo che chi si sia già convertito alla fede possa ricorrervi, perché sia istruito con maggior cura e profondità nella fede cattolica, perché partecipi attivamente alla vita religiosa, soprattutto per mezzo di riunioni e conferenze, Esercizi Spirituali ed altre opere di pietà.
2. Per quanto concerne il modo e il criterio di procedere in quest’opera, i Vescovi prescriveranno ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare, ed esigeranno che le loro prescrizioni siano da tutti osservate. Parimenti vigileranno perché, col pretesto che si dovrebbe dare maggiore considerazione a quanto ci unisce che a quanto ci separa dagli acattolici, non venga favorito l’indifferentismo, sempre pericoloso, specialmente presso coloro che sono poco istruiti nelle materie teologiche e poco praticanti la religione.
Si deve infatti evitare che, per uno spirito, chiamato oggi “irenico”, l’insegnamento cattolico (si tratti di dogma o di verità connesse col dogma) venga talmente conformato o accomodato con le dottrine dei dissidenti (e ciò col pretesto dello studio comparato e per il vano desiderio dell’assimilazione progressiva delle differenti professioni di fede) che ne abbia a soffrire la purezza della dottrina cattolica e ne venga oscurato il senso genuino e certo.
Si deve anche evitare quel modo di esprimersi, da cui hanno origine opinioni false e speranze fallaci, che non possono mai attuarsi; come per esempio, dicendo che non deve essere preso in tanta considerazione l’insegnamento dei Romani Pontefici, contenuto nelle encicliche, sul ritorno dei dissidenti alla Chiesa, sulla costituzione della Chiesa e sul Corpo Mistico di Cristo, perché non è tutto di fede, oppure (ancora peggio) perché in materia di dogmi nemmeno la Chiesa cattolica possiede più la pienezza del Cristo, ma essa può venire perfezionata dalle altre chiese.
Prenderanno diligenti precauzioni, e vi insisteranno con fermezza, perché nell’esporre la storia della Riforma o dei Riformatori, non siano così esagerati i difetti dei cattolici e invece così dissimulate le colpe dei riformati, oppure messi così in evidenza gli elementi piuttosto accidentali che a stento si riesca a scorgere e a sentire ciò che soprattutto è essenziale, cioè la definizione della fede cattolica.
Infine cureranno che, per zelo esagerato e falso o per imprudenza ed eccessivo ardore nell’azione, non si nuoccia invece di servire al fine proposto.
La dottrina cattolica dovrà dunque essere proposta ed esposta totalmente ed integralmente: non si dovrà affatto passare sotto silenzio o coprire con parole ambigue ciò che la verità cattolica insegna sulla vera natura e sui mezzi di giustificazione, sulla costituzione della Chiesa, sul primato di giurisdizione del Romano Pontefice, sull’unica vera unione che si compie col ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo.
Si insegni loro che essi, ritornando alla Chiesa, nessuna parte del bene che, per grazia di Dio, è finora nato in loro, ma che col loro ritorno questo bene sarà piuttosto completato e perfezionato. Non bisogna però parlare di questo argomento in modo tale che essi abbiano a credere di portare alla Chiesa, col loro ritorno, un elemento essenziale che ad essa sarebbe mancato fino al presente.
Queste cose devono essere dette chiaramente ed apertamente, sia perché essi cercano la verità, sia perché non si potrà ottenere una vera unione fuori della Chiesa. [...]
Data a Roma, dal Palazzo del Sant’Officio, il 20 Dicembre 1949
+ Francesco Card. Marchetti Selvaggiani, Segretario
Alfredo Ottaviani, Assessore.
SUPREMA SACRA CONGREGAZIONE DEL SANT’UFFIZIO
Istruzione “Ecclesia Catholica”
agli Ordinari diocesani, sul “Movimento ecumenico”
La Chiesa Cattolica, pur non prendendo parte ai congressi ed alle altre riunioni ecumeniche, tuttavia non ha mai desistito - come molti documenti pontifici dimostrano - né mai in futuro desisterà di perseguire con particolare impegno e con assidue preghiere a Dio ciò che tanto sta a cuore a Cristo Signore, cioè che tutti coloro che credono in Lui “siano riuniti insieme” (Joh., XVII, 23).
Ed infatti con affetto materno essa abbraccia tutti coloro che tornano a lei come all’unica vera Chiesa di Cristo; non possono mai essere abbastanza approvati e promossi tutti gli sforzi e le iniziative che, con il consenso dell’Autorità Ecclesiastica, sono stati intrapresi e portati a termine nella giusta istruzione di quanti desiderano convertirsi e nella maggiore formazione di coloro che ad essa si sono convertiti.
In molte parti del mondo, infatti, sia da molti eventi esterni e per mutazioni degli animi, sia soprattutto per le comuni preghiere dei fedeli, sotto il soffio della grazia dello Spirito Santo, nell’animo di molti dissidenti dalla Chiesa Cattolica è andato crescendo il desiderio di tornare all’unità di tutti coloro che credono in Cristo Signore. La qual cosa è senza dubbio motivo di santa letizia nel Signore per tutti i figli della Chiesa, ed insieme invito per aiutare coloro che cercano sinceramente la verità, invocando con la preghiera la luce e la forza su di essi.
I tentativi finora intrapresi da persone e gruppi diversi per la riconciliazione dei dissidenti cristiani con la Chiesa Cattolica, pur essendo ispirati da ottime intenzioni, non sempre sono informati a retti principi e, anche se questo avviene, nondimeno sono scevri dai pericoli, come l’esperienza dimostra.
Per la qual cosa a questa Suprema Sacra Congregazione, che ha la funzione di conservare integro e di proteggere il deposito della fede, è parso opportuno ricordare ed ordinare quanto segue:
1. Poiché la suddetta riunione è di pertinenza specialissima della funzione e dell’ufficio della Chiesa, è necessario che se ne interessino i Vescovi, che “lo Spirito Santo pose al reggere la Chiesa di Dio” (Act., XX, 28). Essi dunque non solo dovranno sorvegliare con diligenza ed efficacia tutta questa attività, ma anche promuoverla e dirigerla con prudenza, sia per aiutare coloro che cercano la verità e la vera Chiesa, sia per allontanare dai fedeli i pericoli che possono facilmente seguire l’attività di questo Movimento.
Per la qual cosa essi dovranno essere continuamente aggiornati su tutto ciò che nelle loro diocesi viene realizzato e promosso per mezzo di detto Movimento. Essi designeranno a tal scopo Sacerdoti idonei che si attengano scrupolosamente alla dottrina ed alle norme prescritte dalla Santa Sede, cioè a quanto nelle Lettere Encicliche Satis cognitum, Mortalium animos e Mystici Corporis Christi riguarda il Movimento ecumenico e che vi facciano riferimento, nei modi e nei tempi stabiliti.
Con cura particolare controlleranno le pubblicazioni che su questo argomento in qualsiasi modo siano edite dai cattolici e si adopreranno perché vengano osservati i sacri canoni “Sulla previa censura dei libri e sulla loro proibizione” (can. 1384 sgg.). Non ometteranno parimenti di agire allo stesso modo per quanto concerne le pubblicazioni degli acattolici che su questo argomento siano destinate all’acquisto, alla lettura o alla vendita da parte dei cattolici.
Favoriranno poi diligentemente gli acattolici, che desiderano conoscere la fede cattolica, in tutto ciò che possa loro essere utile, designeranno persone ed Uffici che possano essere di aiuto e consiglio agli acattolici e faranno in modo che chi si sia già convertito alla fede possa ricorrervi, perché sia istruito con maggior cura e profondità nella fede cattolica, perché partecipi attivamente alla vita religiosa, soprattutto per mezzo di riunioni e conferenze, Esercizi Spirituali ed altre opere di pietà.
2. Per quanto concerne il modo e il criterio di procedere in quest’opera, i Vescovi prescriveranno ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare, ed esigeranno che le loro prescrizioni siano da tutti osservate. Parimenti vigileranno perché, col pretesto che si dovrebbe dare maggiore considerazione a quanto ci unisce che a quanto ci separa dagli acattolici, non venga favorito l’indifferentismo, sempre pericoloso, specialmente presso coloro che sono poco istruiti nelle materie teologiche e poco praticanti la religione.
Si deve infatti evitare che, per uno spirito, chiamato oggi “irenico”, l’insegnamento cattolico (si tratti di dogma o di verità connesse col dogma) venga talmente conformato o accomodato con le dottrine dei dissidenti (e ciò col pretesto dello studio comparato e per il vano desiderio dell’assimilazione progressiva delle differenti professioni di fede) che ne abbia a soffrire la purezza della dottrina cattolica e ne venga oscurato il senso genuino e certo.
Si deve anche evitare quel modo di esprimersi, da cui hanno origine opinioni false e speranze fallaci, che non possono mai attuarsi; come per esempio, dicendo che non deve essere preso in tanta considerazione l’insegnamento dei Romani Pontefici, contenuto nelle encicliche, sul ritorno dei dissidenti alla Chiesa, sulla costituzione della Chiesa e sul Corpo Mistico di Cristo, perché non è tutto di fede, oppure (ancora peggio) perché in materia di dogmi nemmeno la Chiesa cattolica possiede più la pienezza del Cristo, ma essa può venire perfezionata dalle altre chiese.
Prenderanno diligenti precauzioni, e vi insisteranno con fermezza, perché nell’esporre la storia della Riforma o dei Riformatori, non siano così esagerati i difetti dei cattolici e invece così dissimulate le colpe dei riformati, oppure messi così in evidenza gli elementi piuttosto accidentali che a stento si riesca a scorgere e a sentire ciò che soprattutto è essenziale, cioè la definizione della fede cattolica.
Infine cureranno che, per zelo esagerato e falso o per imprudenza ed eccessivo ardore nell’azione, non si nuoccia invece di servire al fine proposto.
La dottrina cattolica dovrà dunque essere proposta ed esposta totalmente ed integralmente: non si dovrà affatto passare sotto silenzio o coprire con parole ambigue ciò che la verità cattolica insegna sulla vera natura e sui mezzi di giustificazione, sulla costituzione della Chiesa, sul primato di giurisdizione del Romano Pontefice, sull’unica vera unione che si compie col ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo.
Si insegni loro che essi, ritornando alla Chiesa, nessuna parte del bene che, per grazia di Dio, è finora nato in loro, ma che col loro ritorno questo bene sarà piuttosto completato e perfezionato. Non bisogna però parlare di questo argomento in modo tale che essi abbiano a credere di portare alla Chiesa, col loro ritorno, un elemento essenziale che ad essa sarebbe mancato fino al presente.
Queste cose devono essere dette chiaramente ed apertamente, sia perché essi cercano la verità, sia perché non si potrà ottenere una vera unione fuori della Chiesa. [...]
Data a Roma, dal Palazzo del Sant’Officio, il 20 Dicembre 1949
+ Francesco Card. Marchetti Selvaggiani, Segretario
Alfredo Ottaviani, Assessore.
giovedì 20 ottobre 2011
LA DOTTRINA CATTOLICA SULL'ECUMENISMO - 4
FUORI DELLA CHIESA NON C’È SALVEZZA
BOLLA “CANTATE DOMINO” 1442
Definizione dogmatica per i Giacobiti
“ [...] La Santa Chiesa Romana fermamente crede, professa e annunzia che non può divenire partecipe della vita eterna alcuno che sia fuori della Chiesa Cattolica, quindi non solo i pagani (Fulg. Rusp., De fide liber ad Petrum, c. 38, § 79), ma neppure i Giudei o gli eretici e gli scismatici; ma che andranno al fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per gli angeli suoi (Mt. 25, 41), se prima non saranno stati aggregati alla Chiesa medesima [...] ”.
.
Il contenuto di questa Definizione dogmatica è esplicitato nella lettera che segue:
SUPREMA SACRA CONGREGAZIONE DEL SANT’UFFIZIO
Lettera all’Arcivescovo di Boston 1949
“ [...] Talvolta perché alcuno raggiunga la salvezza eterna, non si richiede sempre, che sia incorporato realmente alla Chiesa come membro, ma si richiede almeno, che aderisca ad essa con voto e desiderio. Non occorre sempre tuttavia che questo voto sia esplicito, come avviene nei catecumeni, ma quando un uomo si trova nell’ignoranza invincibile Dio accetta pure il voto implicito, chiamato così, perché esso è contenuto in quella buona disposizione dell’anima, per cui l’uomo vuole conformare la sua volontà alla volontà di Dio.
[Restano così riprovati] sia quelli, che escludono dalla salvezza eterna coloro che con solo voto implicito aderiscono alla Chiesa, sia quelli, che asseriscono falsamente che gli uomini si possono salvare ugualmente in ogni religione.
[...] E neppure si deve credere che basti qualsiasi voto di entrare nella Chiesa, perché l’uomo si salvi. Si richiede infatti che il voto, con il quale alcuno si rivolge alla Chiesa, sia informato da una perfetta carità; e neanche il voto implicito può avere effetto, se l’uomo non ha una fede soprannaturale (Heb. 11, 16; Conc. Trid., Sess. VI, c. 8) ”.
L’attuale disciplina rimane immutata rispetto alle disposizioni precedenti. Tuttavia, considerando la pratica diffusa di indire - anche da parte di alcuni ecclesiastici - riunioni con i rappresentanti delle comunità non cattoliche, si ritiene ci si debba attenere alla norma vigente, nell’attesa di un pronunciamento da parte della Sede Apostolica. Resta comunque proibita la partecipazione in sacris con gli scismatici, gli eretici e - a maggior ragione - i non cristiani, così come resta proibita la celebrazione di riti acattolici nelle chiese cattoliche (le quali, in caso contrario, perdono la consacrazione).
Quibuslibet contrariis minime obstantibus.
BOLLA “CANTATE DOMINO” 1442
Definizione dogmatica per i Giacobiti
“ [...] La Santa Chiesa Romana fermamente crede, professa e annunzia che non può divenire partecipe della vita eterna alcuno che sia fuori della Chiesa Cattolica, quindi non solo i pagani (Fulg. Rusp., De fide liber ad Petrum, c. 38, § 79), ma neppure i Giudei o gli eretici e gli scismatici; ma che andranno al fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per gli angeli suoi (Mt. 25, 41), se prima non saranno stati aggregati alla Chiesa medesima [...] ”.
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Il contenuto di questa Definizione dogmatica è esplicitato nella lettera che segue:
SUPREMA SACRA CONGREGAZIONE DEL SANT’UFFIZIO
Lettera all’Arcivescovo di Boston 1949
“ [...] Talvolta perché alcuno raggiunga la salvezza eterna, non si richiede sempre, che sia incorporato realmente alla Chiesa come membro, ma si richiede almeno, che aderisca ad essa con voto e desiderio. Non occorre sempre tuttavia che questo voto sia esplicito, come avviene nei catecumeni, ma quando un uomo si trova nell’ignoranza invincibile Dio accetta pure il voto implicito, chiamato così, perché esso è contenuto in quella buona disposizione dell’anima, per cui l’uomo vuole conformare la sua volontà alla volontà di Dio.
[Restano così riprovati] sia quelli, che escludono dalla salvezza eterna coloro che con solo voto implicito aderiscono alla Chiesa, sia quelli, che asseriscono falsamente che gli uomini si possono salvare ugualmente in ogni religione.
[...] E neppure si deve credere che basti qualsiasi voto di entrare nella Chiesa, perché l’uomo si salvi. Si richiede infatti che il voto, con il quale alcuno si rivolge alla Chiesa, sia informato da una perfetta carità; e neanche il voto implicito può avere effetto, se l’uomo non ha una fede soprannaturale (Heb. 11, 16; Conc. Trid., Sess. VI, c. 8) ”.
L’attuale disciplina rimane immutata rispetto alle disposizioni precedenti. Tuttavia, considerando la pratica diffusa di indire - anche da parte di alcuni ecclesiastici - riunioni con i rappresentanti delle comunità non cattoliche, si ritiene ci si debba attenere alla norma vigente, nell’attesa di un pronunciamento da parte della Sede Apostolica. Resta comunque proibita la partecipazione in sacris con gli scismatici, gli eretici e - a maggior ragione - i non cristiani, così come resta proibita la celebrazione di riti acattolici nelle chiese cattoliche (le quali, in caso contrario, perdono la consacrazione).
Quibuslibet contrariis minime obstantibus.
mercoledì 19 ottobre 2011
Che cos'è l'ecumenismo?
L’ecumenismo, parola derivante da “ecumenico”, ossia universale, viene adoperata nei tempi moderni per indicare ogni sorta di attività religiosa che non si limiti ai problemi interni di una Chiesa cristiana. Nel senso proprio ecumenismo è la teoria più recente escogitata dai movimenti interconfessionali, specialmente protestanti, per raggiungere l’unione delle Chiese cristiane.
L’ecumenismo presuppone come sua base l’eguaglianza di tutte le Chiese dinanzi al problema dell’unione.
Ciò sotto il triplice aspetto psicologico, storico ed escatologico:
a) psicologicamente tutte le Chiese devono riconoscersi ugualmente colpevoli della separazione, cosicché, invece di incolparsi l’una l’altra, ognuna ha da chiedere perdono;
b) storicamente nessuna Chiesa, dopo la separazione, può credersi la Chiesa unica e totale di Cristo, ma soltanto parte di quest’unica Chiesa: conseguentemente, nessuna può arrogarsi il diritto di obbligare le altre a ritornare a lei, bensì tutte debbono sentire l’obbligo di riunirsi tra loro, per ricostituire la Chiesa Una e Santa fondata dal Salvatore;
c) escatologicamente la Chiesa futura, risultante dall’unione, non potrà essere identica a nessuna delle Chiese ora esistenti. La Santa Chiesa ecumenica, che sorgerà in questa nuova Pentecoste, sorpasserà ugualmente tutte le singole confessioni cristiane.
Si vede subito che tali teorie sono in contrasto con la fede cattolica. Esse tuttavia offrono un certo vantaggio di ordine pratico, togliendo tra le varie Chiese ogni rivalità, e prospettando tutto l’arduo problema dell’unione in un piano senza ortodossi ed eretici, senza vincitori e senza vinti. Perciò si sono moltiplicate le riviste unionistiche con il titolo di Oecumenica; perfino le due più importanti associazioni internazionali unionistiche, Life and Work e Faith and Order, si sono fuse nel 1946 in una sola con il titolo “Concilio ecumenico”, il cui primo congresso venne celebrato ad Amsterdam dal 22 agosto al 5 settembre 1948.
Per i cattolici sono precluse le vie dell’ecumenismo nel senso originario del termine, principalmente dopo che il papa Pio XI nella sua enciclica Mortalium animos (6 gennaio 1928) e Pio XII nella Orientalis Ecclesiae (1944) hanno ribadito il genuino concetto dell’unità della Chiesa, e hanno tracciato il metodo da seguire per promuovere il ritorno dei dissidenti.
Scrive Pio XII (Orientalis Ecclesiae): «Non conduce al desideratissimo ritorno degli erranti figli alla sincera e giusta unità in Cristo, quella teoria che ponga a fondamento del concorde consenso dei fedeli solo quei capi di dottrina, sui quali o tutte o la maggior parte delle comunità, che si gloriano del nome cristiano, si trovino d’accordo, bensì l’altra che, senza eccettuarne né sminuirne alcuna, integralmente accoglie qualsiasi verità da Dio rivelata.»
Si aggiunga che la Congregazione del Sant’Uffizio, in data 5 giugno 1948, nel richiamare le prescrizioni canoniche che vietano le riunioni miste, dice che esse prescrizioni «maggiormente si devono osservare, quando si tratta dei cosiddetti convegni ecumenici a cui i cattolici, laici e chierici, non possono prender parte veruna senza previo consenso della Santa Sede.»
Queste direttive sono state confermate nell’Istruzione del Sant’Uffizio, del 20 dicembre 1949 sul “movimento ecumenico”. Tuttavia alcuni cattolici fautori del movimento unionista favoreggiano l’ecumenismo, non inteso alla maniera dei protestanti, ma come tattica che cerca i punti di contatto con i cristiani dissidenti, dai quali, secondo alcuni, i cattolici avrebbero diverse lezioni da imparare. Tutto questo sembra per lo meno inopportuno, poiché si presta a confusioni l’uso di un termine che, nel senso corrente, involge teorie anticattoliche.
Maurizio Gordillo
L’ecumenismo presuppone come sua base l’eguaglianza di tutte le Chiese dinanzi al problema dell’unione.
Ciò sotto il triplice aspetto psicologico, storico ed escatologico:
a) psicologicamente tutte le Chiese devono riconoscersi ugualmente colpevoli della separazione, cosicché, invece di incolparsi l’una l’altra, ognuna ha da chiedere perdono;
b) storicamente nessuna Chiesa, dopo la separazione, può credersi la Chiesa unica e totale di Cristo, ma soltanto parte di quest’unica Chiesa: conseguentemente, nessuna può arrogarsi il diritto di obbligare le altre a ritornare a lei, bensì tutte debbono sentire l’obbligo di riunirsi tra loro, per ricostituire la Chiesa Una e Santa fondata dal Salvatore;
c) escatologicamente la Chiesa futura, risultante dall’unione, non potrà essere identica a nessuna delle Chiese ora esistenti. La Santa Chiesa ecumenica, che sorgerà in questa nuova Pentecoste, sorpasserà ugualmente tutte le singole confessioni cristiane.
Si vede subito che tali teorie sono in contrasto con la fede cattolica. Esse tuttavia offrono un certo vantaggio di ordine pratico, togliendo tra le varie Chiese ogni rivalità, e prospettando tutto l’arduo problema dell’unione in un piano senza ortodossi ed eretici, senza vincitori e senza vinti. Perciò si sono moltiplicate le riviste unionistiche con il titolo di Oecumenica; perfino le due più importanti associazioni internazionali unionistiche, Life and Work e Faith and Order, si sono fuse nel 1946 in una sola con il titolo “Concilio ecumenico”, il cui primo congresso venne celebrato ad Amsterdam dal 22 agosto al 5 settembre 1948.
Per i cattolici sono precluse le vie dell’ecumenismo nel senso originario del termine, principalmente dopo che il papa Pio XI nella sua enciclica Mortalium animos (6 gennaio 1928) e Pio XII nella Orientalis Ecclesiae (1944) hanno ribadito il genuino concetto dell’unità della Chiesa, e hanno tracciato il metodo da seguire per promuovere il ritorno dei dissidenti.
Scrive Pio XII (Orientalis Ecclesiae): «Non conduce al desideratissimo ritorno degli erranti figli alla sincera e giusta unità in Cristo, quella teoria che ponga a fondamento del concorde consenso dei fedeli solo quei capi di dottrina, sui quali o tutte o la maggior parte delle comunità, che si gloriano del nome cristiano, si trovino d’accordo, bensì l’altra che, senza eccettuarne né sminuirne alcuna, integralmente accoglie qualsiasi verità da Dio rivelata.»
Si aggiunga che la Congregazione del Sant’Uffizio, in data 5 giugno 1948, nel richiamare le prescrizioni canoniche che vietano le riunioni miste, dice che esse prescrizioni «maggiormente si devono osservare, quando si tratta dei cosiddetti convegni ecumenici a cui i cattolici, laici e chierici, non possono prender parte veruna senza previo consenso della Santa Sede.»
Queste direttive sono state confermate nell’Istruzione del Sant’Uffizio, del 20 dicembre 1949 sul “movimento ecumenico”. Tuttavia alcuni cattolici fautori del movimento unionista favoreggiano l’ecumenismo, non inteso alla maniera dei protestanti, ma come tattica che cerca i punti di contatto con i cristiani dissidenti, dai quali, secondo alcuni, i cattolici avrebbero diverse lezioni da imparare. Tutto questo sembra per lo meno inopportuno, poiché si presta a confusioni l’uso di un termine che, nel senso corrente, involge teorie anticattoliche.
Maurizio Gordillo
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